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COMUNICATO del 21/02/2013 – VERTENZA CLINICA CRISTO RE

Come sempre accade alla lunga i nodi vengono al pettine, anche nel caso della Casa di Cura Cristo RE che dopo anni di gestione discutibile, mirata prevalentemente al profitto a discapito della qualità del servizio, ammette il fallimento e si rivolge alle segreterie di CGIL, CISL e UIL per l’attivazione della cassa integrazione in deroga, come se gli ammortizzatori sociali fossero un pozzo senza fondo a disposizione delle aziende  per coprire i buchi realizzati da gestioni poco oculate.

La scrivente O.S. da anni denuncia  un andazzo che inevitabilmente avrebbe condotto la clinica al collasso economico, i tentativi di compressione indiscriminata sul costo del lavoro ed altri “tagli” volti al recupero del bilancio senza valutare le ricadute sulla qualità dell’assistenza offerta all’utenza, hanno prodotto il calo delle entrate denunciato dall’azienda, la struttura è stata altresì  retrocessione in fascia “C” all'Assessorato alla Sanità ed estromessa dall'associazione datoriale AIOP, le conseguenze di tale gestione si riassume nell’inevitabile riduzione delle sovvenzioni pubbliche.

Dopo essersi resa protagonista dell’annunciato declino, l’azienda vorrebbe metterci l’ennesima pezza chiedendo la collaborazione dei sindacati per accedere, ancora una volta, alle risorse pubbliche, questa volta attraverso la cassa integrazione ma un sindacato responsabile, prima di scaricare ancora sulle casse collettive il reddito di altri incolpevoli lavoratori, dovrebbe chiedere all’azienda di giustificare le “inusuali” prese di posizione che hanno prodotto la probabile insoddisfazione dell’utenza:

1)  personale infermieristico a "chiamata"  occasionale in sostituzione del personale in organico con relativo calo della qualità dell’assistenza

2) personale della ditta di pulizie anch'esso a "chiamata" in sostituzione del personale ausiliario

3) personale amministrativo "multiuso" (?!)

4) addetti alla fisioterapia anch'essi in parte a "chiamata" costretti ad effettuare doppi turni

5) personale medico costretto a sdoppiarsi tra reparti, ambulatori e sala operatoria

Dopo anni di improvvisate soluzioni che hanno condotto alla condizione odierna, sarebbe deleterio assecondare, ancora una volta, le iniziative di un’azienda che ha dimostrato scarsa dimestichezza nella gestione, pertanto, è indispensabile la cura d’urto, la cassa integrazione sarebbe come un pannicello caldo sulla ferita in cancrena, nell’interesse dei lavoratori e dell'azienda stessa, bisogna valutare seriamente l’opportunità di intervenire con ogni strumento disponibile per orientare l’azienda verso un’inversione di rotta nelle scelte Organizzative/Amministrative che alla luce dei fatti si sono rivelate fallimentari.

 
 
 
 
 

 

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