| Home Page|  



 

1° Congresso Confederazione OrSA Sicilia

Palermo 15 settembre 2012

Relazione del Segretario

 

            E’ giunto il momento della Confederazione OrSA Siclia, passaggio obbligato voluto fortemente dai lavoratori di tutti i settori produttivi della regione che hanno visto nell’OrSA l’alternativa sindacale da contrapporre all’attacco di un sistema sociale che in fase di crisi generalizzata tende a tutelare i profitti a discapito della sicurezza, dei salari e dei livelli occupazionali.

            Non è un caso se la Sicilia è la prima Regione d’Italia a celebrare il congresso confederante dei lavoratori dell’OrSA, un territorio notoriamente massacrato dal malgoverno e dal malaffare avverte l’esigenza di unificare la parte sana della società in una lotta civile contro i professionisti del profitto osceno e dello sfruttamento illecito della forza lavoro.

            La storia recente dell’eterno confronto capitale/lavoro è caratterizzata dall’effetto Marchionne e dalle “soluzioni” Monti/Fornero, il primo ha fatto da pioniere nel percorso destrutturante dei diritti dei lavoratori, minacciando di trasferire altrove la produzione italiana ha imposto agli operai Fiat di rinunciare al contratto e alla libertà di opinione pur di lavorare ma il passo indietro di sindacati e lavoratori non è servito a concretizzare le promesse del manager con reddito da nababbo che invece di investire in Italia continua a delocalizzare la produzione e di contro in Italia si assiste alla chiusura degli stabilimenti Fiat, primo fra tutti, neanche a dirlo, quello siciliano di Termini Imerese.

            Le soluzioni partorite dal governo tecnico che annaspa nella palude della crisi economica si allineano pericolosamente alle dinamiche di libertinaggio che fondano il supposto risanamento economico della nazione solo sulla pressione fiscale, sui tagli ai servizi, sulla compressione dei salari e  dei diritti dei lavoratori.

            L’innalzamento dell’età pensionabile e l’abolizione dell’articolo 18 si ergono ad emblema della più grande sconfitta dei lavoratori negli ultimi cinquant’anni, ad opera di un governo che fino ad oggi ha omesso di valutare l’opzione di crescita nazionale attraverso l’adeguamento dei salari, gli investimenti sulla ricerca e l’incremento occupazionale.

            Questo governo, non eletto dal popolo, si è dimostrato incapace di  creare i presupposti per far competere la nazione sulla qualità dei prodotti e ripiega sui tagli indiscriminati allo stato sociale e sull’abolizione dei diritti travestiti da “decreti salva Italia” e “riforme del mercato del lavoro” .

            Dopo l’operazione Marchionne il sistema si è incattivito e tende a giustificare la tutela dei profitti attraverso il trasferimento della produzione nei siti internazionali dove la manodopera ha un bassissimo costo e i diritti non esistono, pertanto, pur di lavorare bisogna rassegnarsi ad importare l’inciviltà estera nel rapporto di lavoro invece di esportare la dignità operaia ottenuta con le lotte dei nostri padri.       

            La lotta capitale/lavoro non è mai finita, chi afferma il contrario mente per seminare demagogia buonista e smorzare la reazione dei lavoratori che presto o tardi si farà sentire, il conflitto è tutt’altro che cessato, si è solo fermato il fronte dei lavoratori che nella fase sonnecchiante ha concesso alle controparti un’avanzata senza precedenti fino a giungere al paradosso di giustificare rendite finanziarie favolose e nel contempo criminalizzare i diritti previsti nello statuto dei lavoratori.

            Per rendere l’idea dell’iniquità fiscale che vige in Italia basta pensare che su un reddito di 28.000 euro da  lavoro dipendente l’aliquota di tassazione è del 27% a fronte di 1500 ore di lavoro annue all’interno del ciclo produttivo che genera ricchezza collettiva; per contro, sulle rendite di capitale che si guadagnano senza lavorare e generano solo ricchezza individuale, l’aliquota  UNICA applicabile è stata per decenni del 12,5%, recentemente livellata allo standard europeo pari al 20%.

            In buona sintesi, un operaio che contribuisce al ciclo produttivo nazionale con 1500 ore di lavoro annuo per un reddito complessivo di 28.000 euro deve versare al fisco 6.960 euro,  mentre su un introito della stessa entità un redditiere di capitale ne paga soltanto 5.600 senza lavorare neppure un’ora e senza contribuire alla crescita del paese.

            I questo scenario fioccano le soluzioni “liberiste” più fantasiose tese a comprimere all’inverosimile sempre sul versante dei diritti e delle tutele dei lavoratori, abbiamo subito passivamente ricette assurde del tipo: “per favorire l’occupazione bisogna rendere facili i licenziamenti”, (?!) o peggio: “per fare spazio ai giovani bisogna far lavorare i vecchi fino a 67 anni”(??!!)… Paradossi di un sistema fallito che ha goduto dell’assenso di un sindacato inadeguato ai tempi, rassegnato a convivere con i controsensi del libertinaggio economico invece di combatterli.

            In tale contesto l’OrSA si pone come alternativa fra il sindacato asservito alle esigenze padronali e a quello del no a prescindere che all’opposizione ideologica non fa seguire proposte concrete, abbiamo dimostrato con i fatti che siamo capaci di discutere e trattare se le controparti hanno interesse alla soluzione condivisa ma allo stesso modo ci siamo opposti con la forza dei lavoratori ai diktat autoritari e spesso sul territorio abbiamo raggiunto l’obiettivo.

            La confederazione siciliana è il primo passo verso una grande OrSA nazionale che non può attendere oltre per oltrepassare lo steccato ferroviario e mettere i propri strumenti a disposizione di tutti i lavoratori che hanno compreso i limiti del corporativismo e vogliono invertire la rotta attraverso la contrapposizione unitaria al sistema che privatizza i profitti, socializza il debito, tutela le banche e massacra il lavoro.

            L’eco del buon lavoro svolto negli anni all’interno del settore ferroviario ha portato all’OrSA associati di ogni realtà lavorativa  che  hanno sposato le dinamiche del sindacato di base,  capace di organizzare la lotta ma anche di adattarsi alla trattativa paritaria, i risultati sono arrivati subito e oggi l’OrSA in Sicilia non è più solo ferrovie.

            L’OrSA Scuola che concentra la maggiore attività a Catania ha ottenuto 28 R.S.U. nelle ultime elezioni, importante anche l’exploit dell’OrSA Sanità, distribuita fra Enna e Messina, che ha eletto almeno un R.S.U. nelle aziende siciliane ove è presente, l’OrSA Metalmeccanici, fortemente presente ai Cantieri navali di Messina, vanta la maggioranza degli iscritti e attraverso le lotte degli operai ha ottenuto la costante convocazione nel tavolo di trattativa pur non essendo firmataria del contratto nazionale, l’OrSA Servizi, significativamente presente in tutta la regione, sulla scia degli appalti ferroviari è cresciuta in ogni settore e in molte aziende del territorio risulta essere la più rappresentativa, l’OrSA Trasporti, presente a Palermo e Messina nel trasporto pubblico locale con circa 250 associati, è già una realtà che incide con autorevolezza nel delicato settore, l’OrSA Marittimi si è affermata a Palermo, Trapani, Messina, Caltanissetta e Agrigento attraverso l’adesione di molti marittimi che aspettavano questo congresso per entrare ufficialmente nell’organizzazione, La Nascente OrSA Igiene Ambiente ha associati all’ATO3 di Messina, nella Messinambiente partecipata dal Comune e rappresenta totalmente i lavoratori delle cooperative che svolgono il servizio di  cura del verde cittadino,  L’OrSA Ferrovie e il SAPENS sono le realtà consolidata che tutti conosciamo…

            La crescita esponenziale di questo sindacato ha minato gli equilibri consolidati che negli anni hanno assottigliato il ruolo centrale dei lavoratori, le controparti datoriali, costrette a misurarsi con le crescenti realtà sindacali controllate dalla base dei lavoratori, tendono a scegliere il sindacato compiacente con cui trattare e respingono l’OrSA con gli strumenti che in passato gli sono stati concessi dalla politica e dal sindacalismo politicizzato.

            In alcune aziende si creano situazioni paradossali in cui l’OrSA, se pur maggiormente rappresentativa in termini di adesioni, è fuori dalla trattativa che si svolge con le sigle firmatarie di Contratto il cui unico merito è quello di aver firmato il CCNL per garantirsi le agibilità sindacali, se poi sul territorio non rappresentano nessuno poco importa, stanno al tavolo e decidono per tutti, anche per i lavoratori che non hanno conferito loro delega per essere rappresentati.

             E’ la logica del “catenaccio sindacale” inventato per garantire privilegi al sindacato professionalizzato che da tempo ha smesso di rivendicare i diritti dei lavoratori e svolge il ruolo di pompiere nei focolai di protesta, si tratta di  un sistema obsoleto favorito dagli orrori concertativi del passato che deve essere assolutamente rivisto, bisogna riconsegnare il sindacato a chi milita d’avanti ai cancelli delle fabbriche e lottando insieme ai lavoratori conquista la loro fiducia.

            Il sindacato per procura è fallito, ha perso su tutti i fronti, le cocenti sconfitte degli ultimi anni non sono arrivate per caso, i lavoratori pretendono di essere protagonisti del loro futuro, in Italia il sistema della rappresentatività sindacale è iniquo e penalizzante per chi non si allinea al sistema, un esempio su tutti è dato dalla FIOM che nonostante la riconosciuta rappresentatività nel settore metalmeccanici è fuori dai giochi per non aver accettato il diktat di Marchionne.

             I lavoratori sono stanchi di essere rappresentati da soggetti terzi lontani anni luce dalla loro realtà, le regole sono da cambiare e l’OrSA in questa battaglia di democrazia è già in prima linea.

            Ritengo doveroso un passaggio sul CCNL dei ferrovieri ancora non sottoscritto dall’OrSA, attualmente impegnata in un referendum rivolto alla base dei lavoratori che a mio modesto avviso rappresenta un alto esempio di democrazia partecipata dal basso, non è un mistero che all’interno del nostro sindacato si sono accese contrapposizioni e diversità di vedute fra i settori ferroviari circa l’opportunità di sottoscrivere o meno il rinnovo contrattuale, i detrattori esterni tendono a descrivere tale confronto come una spaccatura interna all’OrSA ma non si rendono conto che  si tratta di una ricchezza democratica possibile solo all’interno di un’organizzazione sindacale che ha sempre contrapposto la volontà della base all’autoritarismo delle oligarchie sindacali che si formano quando i lavoratori perdono centralità nella trattativa. Conoscendo le dinamiche del sindacato che mi onoro di rappresentare sono certo che ancora una volta la volontà degli iscritti sarà rispettata e condivisa da tutti e servirà a compattare l’OrSA verso una nuova stagione di lotte nel settore ferroviario che dovrà trovarci UNITI e determinati a prescindere dalla sottoscrizione o meno del contratto nazionale.

            Auspico che questo congresso confederante sia in grado di esprimere un segnale di rinnovata unità da assegnare a tutta l’organizzazione e sull’esempio della Sicilia possa fondarsi il percorso  dell’OrSA di TUTTI verso obiettivi comuni.

            Unitamente ai collaboratori che insieme al sottoscritto si sono impegnati a traghettare gli associati siciliani verso la prima confederazione regionale d’Italia, consegniamo a questo congresso le realtà consolidate precedentemente descritte, è tutta gente che ha scelto di stare con noi perché in questo sindacato ha visto l’unica possibilità di riscatto, hanno dimostrato competenza, coscienza dei diritti e si sono impegnati sul campo con risultati insperati, questo congresso unificante è il primo atto concreto che li ripaga del loro impegno e della fiducia riconosciuta all’OrSA.

UNITI SI VINCE!!! (non è una frase mia ma è il motivo principale per cui mi trovo all’OrSA)

 

Buon Lavoro 

 

 


Il Saluto del Segretario Generale

 

Cari amici e care amiche,

è un vero dispiacere non poter essere fisicamente tra Voi a causa dei postumi di un ricovero ospedaliero. Una dolorosa rinuncia perché mi avrebbe fatto particolarmente piacere ragionare, in una sede così importante come quella congressuale, sulla costruzione di una seria alternativa al sindacalismo concertativo e generalista, sul modo migliore di confrontarsi con le Imprese e le Istituzioni al fine di valorizzare il lavoro e le sue molteplici specificità. Cioè su quello che Voi già fate qui in Sicilia, per merito soprattutto di valenti attivisti che, primi in Italia, hanno saputo cementare le tante categorie di lavoratori, di precari, di disoccupati, di pensionati costruendo attraverso l’OrSA un Sindacato indipendente, professionale, alternativo, sempre più riconosciuto, rispettato e cercato. Siete stati gli antesignani nella costruzione della Confederazione OrSA che oggi – in tutt’Italia – sta celebrando i suoi Congressi Regionali e si appresta a tenere, il 28 e 29 novembre prossimi, il 1° Congresso Nazionale. Per noi questa splendida isola ha sempre rappresentato un esempio da seguire nelle battaglie sociali, contrattuali, di tutela del lavoro che in questa terra viene giornalmente messo in discussione ed altrettanto giornalmente da noi strenuamente difeso, pur tra mille difficoltà. Prima di addentrarmi nei temi che occuperanno questa importante giornata confederale, nella quale intendo comunque dare il mio contributo, lasciatemi ringraziare coloro che hanno dato vita alla celebrazione di questo Congresso Regionale, senza nominarne alcuno perchè non vorrei scordarne altri, tanti sono quelli che hanno messo a disposizione tempo e volontà del fare.

PERCHE’ COSTRUIRE L’OrSA CONFEDERALE

La storia del nostro Sindacato, nato negli anni ’70 sulla spinta delle tante ingiustizie sociali e delle pulsioni rivendicative di quel periodo, è sempre stata caratterizzata da una forte presenza nel settore dei trasporti che ha, nel tempo, alimentato la costruzione di un Sindacato Pensionati oggi in evidente crescita, sia numerica che di interlocuzione con le Istituzioni Italiane ed Europee. Attorno a questi due assi portanti si sono sviluppati gli altri Comparti – dalla Sanità all’Industria , dalla Scuola ai Servizi – in un crescendo di consensi e di adesioni che fanno capire come questo Paese abbia bisogno di un nuovo modo di fare Sindacato, mai contiguo alla politica ed alla partitocrazia, che sappia ritrovare quel ruolo di reale contrappeso sociale ai poteri forti che le storiche Confederazioni Sindacali hanno da tempo smarrito. I lavoratori italiani sono stanchi di un Sindacato da salotto, generalista ed incapace di coniugare le varie specificità lavorative con i grandi temi del lavoro: le tutele salariali, occupazionali, la sicurezza sul lavoro, lo sviluppo industriale del Paese che sia figlio di un progetto socio-economico non asservito alle grandi lobby affaristico – finanziarie. I lavoratori italiani chiedono che il Sindacato, quello con la esse maiuscola, sia in grado di fare proposte, di indicare la via, di motivare la base con scelte chiare e sostenibili, senza utopie e senza barricate, ma con lotte capaci di unire il lavoratore che sciopera con il cittadino spesso vittima di quelli stessi scioperi. Ricordo ancora con ammirazione quel servizio televisivo che mostrava i francesi – in coda a 30 km da Parigi per lo sciopero dei ferrovieri che chiedevano garanzie sul loro fondo pensioni – che solidarizzavano pubblicamente con gli scioperanti. In Italia, se fermi un qualsiasi servizio di pubblica utilità, i mass media fanno unicamente vedere i disagi provocati omettendo ormai sistematicamente le ragioni per le quali i lavoratori scendono in lotta. Una divaricazione scientemente creata e spesso esasperata, quasi a dimostrare che avere il lavoro è di per se un privilegio, non più un diritto e forse le gaffe su questo tema dell’attuale Ministro del Lavoro hanno un che di froidiano…. A mio parere c’è dunque sempre più bisogno di Autonomia, quella che non va a Cernobbio o al Convegno del PdL, del PD o dei Centristi perché non incensa l’attuale inquilino di Palazzo Chigi, ma ha il coraggio di dire che Monti è l’uomo delle banche e della Finanza, non il paladino del lavoro, del salario e dei risparmi delle famiglie. Perché non si astiene dal denunciare la politica recessiva di un Governo tecnico che ha smantellato i diritti previdenziali, tassato tutto il tassabile (e forse anche più) senza dare, di contro, alcun segnale di vitalità nel contrasto all’evasione ed elusione fiscale, totalmente privo di una seria politica di rilancio dell’industria ed anzi in piena acquiescenza verso i Marchionne di turno, fino a ieri sovvenzionati con i soldi pubblici ed oggi liberi di delocalizzare scaricando le crisi occupazionali ancora una volta sulle casse dello Stato. In Germania, solo per fare un esempio, la Volkswagen non ha mai chiuso uno dei suoi 25 stabilimenti e non certo perché il suo CdA è composto da filantropi, ma piuttosto perchè Volkswagen - avendo a suo tempo usufruito di aiuti pubblici - è obbligata a garantire i livelli occupazionali. Nel frattempo FIAT apre una fabbrica in Cina e mette per due anni in Cassa integrazione gli operai di Mirafiori! Qualcuno un giorno riuscirà a spiegarci come mai noi ci affrettiamo ad attuare le peggiori delibere votate in Europa (vedi l’apertura dei mercati e la privatizzazione dei servizi pubblici, ad iniziare dai treni), ma poi non siamo in grado di far propri gli aspetti che rendono forti industrialmente e socialmente gli “amici-nemici” d’Oltralpe. Per questo c’è bisogno di costruire una alternativa sindacale nel Paese, l’alternativa di un Sindacato in grado di proporsi e contrapporsi, senza prevenzioni o preconcetti. Da sempre l’OrSA è stata una fucina di idee, un laboratorio di proposte sulle quali chiedere il consenso ed il sostegno dei lavoratori. Noi non facciamo barricate a prescindere, non temiamo il cambiamento né lo osteggiamo per partito preso: noi lavoriamo affinchè si affermino le specificità e le professionalità in un contesto di tutele e diritti che mettano il fattore lavoro al primo posto dell’agenda di governo, imprese e parti sociali. Ripartiamo dai posti di lavoro e dalla ripresa dei consumi come ormai affermano molti economisti di fama. Rincorrere la speculazione, concentrandosi solo sul salvataggio delle banche senza rianimare il credito, senza invertire la tendenza al taglio dei servizi pubblici essenziali, senza progettualità di sviluppo a partire da reti ed infrastrutture lo abbiamo già sperimentato in questi 2 anni con i nefasti risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Un’altra battaglia che attende la nostra Organizzazione è quella di ottenere vere regole di rappresentatività nei luoghi di lavoro, figlie dei consensi reali e non di quelli artatamente creati per sostenere logiche di carattere “politico” piuttosto che sindacali. L’accordo interconfederale del 28 giugno, da noi osteggiato per ragioni di metodo e di merito, indica comunque nel 5% dei lavoratori iscritti la soglia minima di rappresentanza e di legittimazione a negoziare. Peccato che se noi chiediamo – solo quale esempio – di associare i marittimi con tanto di deleghe sottoscritte, Confitarma (o Caronte & Tourist se preferite) non le accredita perché non risultiamo firmatari del CCNL; lo stesso dicasi per altre Categorie di Lavoratori. È ora che agli accordi sulla carta seguano i fatti e se un Sindacato riconosciuto ed importante, com’è l’OrSA, amplia i suoi spazi associativi non vi possono essere barriere o veti, soprattutto se questi assumono le vesti dei Sindacati Confederali, da sempre i primi avversari – al di là delle dichiarazioni di facciata – della democrazia in campo sindacale. Si legiferi, dunque, in materia non per mantenere monopoli ormai stantii e superati dalle scelte dei lavoratori, ma per la piena  affermazione di un diritto costituzionalmente garantito.

CEMENTARE LA SOLIDARIETA’ INTERCATEGORIALE

Il lavoro di oggi, come quello che faremo a Rimini il 28 e 29 novembre, deve puntare a cementare la solidarietà intercategoriale tra i Comparti privilegiando le lotte comuni e sostenendo quelle delle specifiche Categorie. Come Trasporti dobbiamo ringraziare la Confederazione per l’impegno sinora profuso a sostegno delle nostre battaglie sul taglio dei finanziamenti al servizio pubblico locale, sull’apertura del mercato ferroviario senza regole sul lavoro, sull’affermazione delle Clausole Sociali e Contrattuali e nel contrasto alle iniziative di questo Governo che stanno sistematicamente smantellandolo lo stato sociale ed i diritti previdenziali. Su tale aspetto grida vendetta l’inopinata soppressione del diritto alla pensione anticipata per i ferrovieri, attività sino a ieri unanimemente riconosciuta come gravosa ed usurante. Riconosciuta da tutti fuorchè dal Ministro Fornero e da un distratto Parlamento al quale ribadiamo l’urgente richiesta di emendare questa iniqua norma. Non arrivassero dalla politica e dal Governo le necessarie modifiche a questi fondamentali aspetti della vita dei cittadini e del lavoro di centinaia di migliaia di persone, a mio parere il nostro Sindacato dovrà riprendere le iniziative di lotta e di coinvolgimento dell’opinione pubblica, perché la nostra è una battaglia non corporativa, ma di civiltà a garanzia di un servizio pubblico adeguato, sicuro e qualitativamente rispondente alla crescita della domanda di mobilità sostenibile che viene dal Paese. Per altro il campanello d’allarme è già suonato con i tagli alle linee ferroviarie di Piemonte, Campania, Sicilia; alla soppressione di migliaia di km/bus nelle grandi città; all’ulteriore riduzione del servizio universale a vantaggio dei servizi di fascia alta. Altro che lotta all’inquinamento, altro che meno TIR sulle strade, altro che meno trasporto privato e più trasporto pubblico! Oggi in auto non ci si va più perché 1 litro di benzina ci costa 2 €, ma non si va nemmeno in treno od in bus perché ce li sopprimono! È questo l’indice di civiltà del nostro Paese? È per questo livello di servizi che paghiamo le tasse più alte d’Europa?

Amici ed Amiche,

abbiamo tanto da lavorare, tanto da produrre come Sindacato e tanto da offrire ai lavoratori italiani. Dimostriamo loro che un’OrSA nuova, sempre più presente nei luoghi di lavoro e sempre più partecipe della vita del nostro Paese è veramente l’alternativa sindacale che tanti auspicano, fuori dalle logiche partitiche ed unicamente protesa alla difesa della centralità del lavoro e degli interessi della collettività. So che tutti noi siamo qui oggi per dare le necessarie gambe a questo importante e difficile impegno. SI, ho detto noi perché con il cuore e l’impegno sono al Vostro fianco.

Buon lavoro.

 

Il Segretario Generale Or.S.A. Trasporti

Alessandro Trevisan

 







 

commenta la notizia

 

nessun commento presente

Inserisci il tuo commento nello spazio sottostante:

NOME