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Messina 6 maggio 2011
Oggetto: OMC Messina – procedure di raffreddamento
Le scriventi Organizzazioni Sindacali unitamente alle RSU 103 apprendono, dal documento della Direzione Tecnica di Trenitalia, consegnato al sindacato il 21 aprile 2011 che la produzione dell’impianto Officina Grandi Riparazioni ferroviarie di Messina terminerà entro 30 mesi, periodo previsto per la consegna delle aree necessarie alla costruzione del Ponte sullo Stretto. Dal documento aziendale, pare che a seguito del processo di regionalizzazione e razionalizzazione delle attività manutentive, non resti più traccia alcuna del sito messinese, anzi, la manutenzione ciclica residuale effettuata oggi a Messina verrà trasferita presso altre strutture del Nord e non si evince se Messina avrà o meno un ruolo nel processo di “regionalizzazione” della manutenzione rotabili. Si tratta, nei fatti, della perdita di altri 98 posti di lavoro più altri 30 dell’indotto con il solito alibi del ponte (sempre comodo per la dirigenza ferroviaria) che, a prescindere da ogni posizione ideologica in merito, in luogo delle sviluppo promesso dal governo sta producendo la dismissione dei trasporti e delle infrastrutture siciliane. L’attacco all’officina di Messina è chiara conferma della dismissione ferroviaria in Sicilia. Si sta per chiudere l’ultima realtà di manutenzione ciclica della regione che fino al 1994 dava da lavorare a 480 ferrovieri. Le OO.SS. di fronte all’ennesimo scippo perpetrato ai danni di Messina, dichiarano lo stato di agitazione di tutto il personale dell’impianto e attivano le relative procedure di raffreddamento da esperire presso la Prefettura di Messina, si rivolgono altresì alla politica nella persona del Sindaco di Messina e del presidente della Regione che hanno il dovere di tutelare il territorio dall’attacco indiscriminato del Gruppo FS che continua a penalizzare la nostra città approfittando della storica apatia di chi la rappresenta.
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Il comunicato della Rete NO PONTE
IL PONTE CHE SMANTELLA LA PRODUZIONE E CANCELLA POSTI DI LAVORO
La perdita di 130 posti di lavoro che ne deriverebbe dimostra che l’iter della mega infrastruttura consuma risorse pubbliche (110 milioni solo per il progetto definitivo) e cancella posti di lavoro. Ancora una volta appare evidente come Messina, e l’Area dello Stretto in generale, non trarranno alcun vantaggio dall’iter del Ponte, mentre a profittarne saranno le imprese consorziate in Eurolink e gli studi di progettazione. Ci sarebbe da chiedersi, peraltro, chi occupa al momento l’incubatore d’impresa ceduto dall’Università di Messina a Eurolink, visto che il consorzio ha di recente licenziato i suoi 17 dipendenti (tra i quali gli unici 6 messinesi su 125 impiegati nei cantieri dei sondaggi geognostici). Il progetto di costruzione del Ponte sullo Stretto è un meccanismo a carattere speculativo che nulla ha a che fare con lo sviluppo e i fatti lo stanno dimostrando. Resistere all’aggressione che questa città e questo territorio stanno subendo è diventato un imperativo ineludibile. Battersi affinchè i soldi pubblici destinati al Ponte vengano utilizzati per infrastrutture di prossimità (messa in sicurezza del territorio, trasporti pubblici, infrastrutture viarie, edilizia scolastica, verde pubblico, bonifica dei territori) è indispensabile per garantire un futuro ai nostri luoghi e ai suoi abitanti. Il 14 maggio tutti in piazza contro il Ponte. Che il 14 maggio sia una giornata insorgente per la popolazione dello Stretto. RETE NO PONTE – Comunità dello Stretto
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