La
prima udienza per la collisione nello Stretto fra il Segesta Jet
e la portacontainer Susan Borchard è iniziata con una richiesta
dei due imputati. Vogliono patteggiare Maksym Poludnyev, il
comandante ucraino della Borchard accusato di omicidio colposo
plurimo e disastro colposo e Francesco Donato della nave
traghetto Zancle della Caronte che deve rispondere di omissione
di soccorso.
La richiesta è stata avanzata al gup Daria Orlando ma manca
ancora l’accordo con i sostituti procuratori Angelo Cavallo,
Francesca Ciranna e Vito Di Giorgio che rappresentano l’accusa.
Una decisione sarà presa nella prossima udienza del 12 febbraio
ma nulla sembra scontato. E l’atmosfera, nell’aula dell’udienza
preliminare, oggi era molto tesa. Il ricordo, nei familiari
delle vittime è ancora molto fresco e doloroso, e la battaglia
legale che si preannuncia sarà senza esclusione di colpi.
Nell’incidente, avvenuto alle 17,53 del 15 gennaio dello scorso
anno, morirono il comandante del Segesta Jet, Sebastiano Mafodda,
tre membri dell’equipaggio Marcello Sposito, Palmiro Lauro e
Domenico Zona e rimasero feriti un centinaio di passeggeri.
Ora, nei confronti del comandante della portacontainer Borchard,
vogliono costituirsi parte civile il Sasmant, sindacato di RFI,
il Comitato Pendolari dello Stretto, i familiari di Palmiro
Lauro e numerosi feriti. Anche su questo punto il gup dovrebbe
decidere nella prossima udienza che assume, dunque,
un’importanza rilevante.
L’incidente rimane uno dei più gravi della storia della
navigazione nello Stretto. La portacontainer procedeva da nord a
sud diretta in Israele mentre il Segesta viaggiava da Reggio
Calabria a Messina. Il mezzo veloce di Bluvia, dopo aver
superato la poppa del traghetto Zancle, che da Messina era
diretto a Villa San Giovanni, si ritrovò sulla sua destra la
Borchard. “Il traghetto veloce Segesta Jet – sostiene l’accusa-
superava in rotta di sicurezza la motonave Zancle ma, omettendo
di tenere un efficiente servizio di vedetta, non si avvedeva del
pericolo proveniente dalla motonave Susan Borchard e anzichè
dare la precedenza a tale ultima nave che proveniva da dritta,
manteneva inalterata la sua velocità e la sua rotta di
collisione, senza peraltro operare alcuna manovra di emergenza e
diversione, quali una decisa accostata alla propria dritta per
lasciare libera la rotta all’altra unità o almeno una drastica
riduzione della propria velocità; il traghetto veloce Segesta
Jet accostava solo all’ultimo momento alla propria sinistra,
senza riuscire ad evitare la collisione con la Susan Borchard”.
Valutazioni che, sulla base delle conclusioni dei periti
nominati dalla Procura, confermano la convinzione dei magistrati
che la responsabilità principale della collisione va ascritta al
comandante del Segesta il compianto Mafodda.
Ma vi sarebbe anche un concorso di colpa da parte del comandante
Poludnyev. Secondo quanto scrissero i sostituti Cavallo, Ciranna
e Di Giorgio nella richiesta di rinvio a giudizio: “Pur avendo
il diritto di precedenza, nonostante avesse avuto piena
consapevolezza della rotta di collisione assunta e mantenuta
inalterata dal traghetto veloce Segesta Jet, consapevolezza
acquisita dalla visione della propria strumentazione di bordo,
manteneva costante la propria velocità, omettendo di ridurla per
tempo; ometteva di effettuare qualsiasi manovra di emergenza,
decisa ed in tempo utile, diretta ad evitare tale collisione,
quale il “crash stop” (inversione del passo dell’elica –macchine
indietro tutta) e/o una decisa accostata sulla propria dritta,
in modo da dare più acqua per la manovra di emergenza del
Segesta Jet; manovre, almeno una delle quali, se poste in essere
da parte della motonave Borchard, nel momento in cui veniva
avvistata anche otticamente l’unità veloce Segesta Jet,
avrebbero certamente evitato la collisione stessa. Inoltre
ometteva (sempre riferito al comandante Poludnyev) di effettuare
qualsiasi chiamata sul canale di emergenza VHF 16 in modo da
richiamare l’attenzione della unità Segesta Jet e così farla
deviare dalla rotta di collisione intrapresa”.
Diversa la posizione di Francesco Donato, il comandante della
nave traghetto Zancle che incrociò sul luogo della collisione,
passando fra la Borchard ed il Segesta Jet. A Donato non vengono
attribuite responsabilità nell’incidente ma nei suoi confronti
viene ipotizzata l’omissione di soccorso: “Pur essendo
l’imbarcazione più vicina nel momento in cui la Susan Borchard,
alle ore 17.55.44, lanciava sul canale VHF 16 il primo segnale
di May Day, ometteva di prestare assistenza diretta ai natanti
ed alle persone e, comunque, di verificare che altra nave stesse
portando soccorso in condizioni più idonee, nonché ometteva
qualunque contatto sul canale VHF 16 con la Capitaneria di Porto
di Messina, deputata a coordinare le operazioni |